La Storia

Il giorno 16 novembre 2021, in applicazione della Legge Regionale n. 12/2016, è stato costituito e reso operativo a tutti gli effetti il CONSORZIO DI BONIFICA LAZIO SUD OVEST, derivante dalla fusione degli Enti: Consorzio di Bonifica Agro Pontino con sede a Latina e Consorzio di Bonifica Sud Pontino con sede a Fondi.

Qui di seguito è descritta in maniera sintetica, la storia dei due Consorzi sopra citati e con essa quella della bonifica della pianura pontina, a partire dagli anni più “recenti”.

Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino

Subito dopo la prima guerra mondiale il primo studio organico per la bonifica dell’Agro Pontino, fu eseguito nel 1918 dall’Ing. Marchi del Genio Civile di Roma: a seguito di tale studio, le paludi pontine furono divise in due aree, una appartenente all’esistente Consorzio della Bonificazione Pontina, in sinistra del fiume Sisto, e l’altra appartenente al nuovo Consorzio di Bonifica di Piscinara, istituito proprio in quell’anno (poi diventato Consorzio della Bonifica di Latina), che si sarebbe interessato dei terreni in destra idraulica del fiume Sisto.

Il progetto Marchi era basato sulla separazione delle acque ed è di notevole importanza anche perché i criteri informatori dell’attuale bonifica non sono che l’applicazione pratica dello studio in questione; punto fondamentale di questo progetto, oltre che quello della separazione delle Acque Alte dalle Medie, e di queste ultime dalle Basse, è l’aver previsto il prosciugamento meccanico, mediante idrovore, dei terreni che non potevano scolare naturalmente.

Il nuovo Ente (il Consorzio di Bonifica di Piscinara), sulla base del progetto Pancini-Prampolini, realizzò la separazione delle acque costruendo, tra l’altro, il grande canale delle Acque Alte, poi comunemente denominato Canale Mussolini.

In quegli anni si verificò un’evoluzione del concetto di bonifica, come si rileva nei contenuti della Legge Serpieri sulla bonifica integrale del 1933 (il Regio Decreto 13 febbraio 1933 n. 215), che ha introdotto il concetto di bonifica integrale, che si poggia sulla contemporanea realizzazione di:

  • la BONIFICA SANITARIA affidata prima alla Croce Rossa Italiana e poi all’Istituto Antimalarico Pontino;
  • la BONIFICA IDRAULICA affidata ai due Consorzi di Bonifica operanti nel territorio;
  • la BONIFICA AGRARIA affidata all’Opera Nazionale Combattenti, istituita nel 1917.

Lo schema tecnico che fu adottato per la realizzazione dell’opera dal punto di vista dell’ingegneria idraulica, è basato sul concetto sopra richiamato della “separazione delle acque”, secondo i dettagli qui di seguito descritti:

  • difesa del comprensorio dalle acque alte esterne provenienti dai bacini montani sovrastanti (ACQUE ALTE), mediante la realizzazione di apposite canalizzazioni;
  • convogliamento a mare delle copiose sorgive sgorganti lungo la linea perimetrale pedemontana, nonché degli apporti meteorici di tutte le zone del comprensorio di quota media che comunque possono scolare per gravità (ACQUE MEDIE);
  • esaurimento, mediante sollevamento meccanico degli apporti meteorici e delle sorgive, delle zone interne depresse, che fanno registrare una superficie complessiva di circa 20.000 ettari (ACQUE BASSE).

Con il passare degli anni, i terreni, come previsto, hanno subito un “calo”. Contemporaneamente si sono manifestate e si manifestano, con il continuo progredire degli ordinamenti colturali (nel quale si ravvisa d’altronde il successo della bonifica), crescenti esigenze di franco e di sicurezza di scolo alle quali si aggiunge la necessità di effettuare appropriati interventi manutentori al fine di garantire l’efficienza delle macchine installate negli impianti idrovori e del sistema scolante.

La seconda guerra mondiale trovò il territorio dell’Agro Pontino che era stato appena bonificato.

All’interno del territorio erano state realizzate, dopo la bonifica, cinque “Città Nuove”: Littoria (Latina) nel 1932, Sabaudia nel 1934, Pontinia nel 1935, Aprilia nel 1937, Pomezia nel 1939; quattordici Borgate Rurali realizzate dall’O.N.C. e circa cinquemila poderi realizzati sempre dall’O.N.C., dalle Università Agrarie di Sermoneta, Cisterna e Bassiano, nonché dai privati.

Le distruzioni belliche furono devastanti, oltre ai sabotaggi ed alle asportazioni di macchinari da parte delle truppe tedesche, perché il fronte di Anzio investì il territorio di bonifica tra Borgo Podgora e la città di Aprilia.

Cessata la guerra, dopo un primo periodo di attività intesa alla ricostruzione e riparazione delle opere distrutte e danneggiate dagli eventi bellici, i Consorzi ripresero il loro compito di esecutori di opere pubbliche su concessione dell’ex Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, della Cassa per il Mezzogiorno e, da ultimo, della Regione Lazio.

All’incentivarsi del progresso agricolo si è accompagnata, oltre all’imponente incremento della popolazione, una generale evoluzione in tutti gli altri settori, ivi compresi quelli dell’industria e del terziario.

Con atto del febbraio 1996, i due Enti consortili – Consorzio della Bonificazione Pontina (costituito nel 1861) e il Consorzio della Bonifica di Latina (costituito nel 1918 come Consorzio di Bonifica di Piscinara) sono stati unificati sotto la denominazione di Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino.

Consorzio di Bonifica Sud Pontino

Il 29 dicembre 1930 Vittorio Emanuele III firmò il decreto di costituzione del “Consorzio per l’esecuzione e la successiva manutenzione delle opere di bonifica del primo bacino del comprensorio della Piana di Fondi e Monte San Biagio, in provincia di Roma”.

I regi decreti 5 luglio 1934 e 2 settembre 1937 ampliarono il territorio del Consorzio verso monte e consentirono l’acquisizione dei 2.000 ha del terzo bacino comprendenti buona parte dell’agro di Sperlonga e la Selva Vetere.

Il decreto del Presidente della Repubblica 11 marzo 1953, con la soppressione della società privata “Bonifica del Salto” che gestiva 1400 ha, consolidò il territorio consortile in 15.994 ha fino alla quota di 640 metri, senza tuttavia tener conto dell’estensione del bacino imbrifero.

Nei confini consortili rientravano i territori comunali di Fondi, Monte San Biagio, Sperlonga e Terracina nella seguente misura:

  ComuneSuperficie consorziale ha% del territorio comunale% della superficie consorziale
Fondi12.67092,579,2
Monte San Biagio2.43136,615,2
Sperlonga68338,04,3
Terracina2101,51,3
Totale15.994__100,0

La dimensione territoriale del Consorzio è rimasta immutata fino alla riforma prevista nella legge regionale 21 gennaio 1984, n.4 “Norme in materia di bonifica e di Consorzi di bonifica” avviata con la deliberazione del Consiglio regionale 31 gennaio 1990, n. 1112” che ha esteso il comprensorio per 71.798 ettari fino alla linea di displuvio del bacino imbrifero della piana e il confine con la Regione Campania, individuato nel corso del fiume Garigliano.

Gli anni immediatamente precedenti la costituzione del Consorzio avevano visto la ripresa delle opere di bonifica avviate nel 1800 con i progetti Baratta e Piscitelli, mediante l’utilizzazione delle provvidenze previste dalla legge 25 giugno 1882, n. 269 (legge Baccarini) e dal RDL 18 maggio 1924, n. 753 (legge Serpieri).

Venne realizzata la separazione delle “acque alte” dalle “acque basse”, avviando queste ultime al Lago di Fondi ed al mare mediante l’impianto idrovoro “Acquachiara” all’epoca funzionante a vapore ed all’impianto “Portella” in territorio di Monte S. Biagio, alimentato da energia elettrica dalla piccola centrale sorta sul fiume S. Vito. In tale occasione lo Stato realizzò un’arginatura del Lago di Fondi per controllare l’impaludamento e difendere le campagne.

A quell’epoca si poté cosi ottenere il quasi completo prosciugamento durante il periodo estivo di poco più di un terzo della piana, mentre in inverno solo un terzo di essa, cioè 3.000 ettari, riuscivano ad emergere dalla distesa acquitrinosa.

Durante i primi otto anni della sua costituzione, sostenuto dall’incentivazione economica statale, il Consorzio produsse una notevole mole di opere di bonifica, interessando una superficie complessiva di 12.922 ettari.

Vennero scavati 135 km di canali di bonifica prosciugati, con canali a scolo naturale, 240 ha; difesi dalle esondazioni 1400 ha (arginatura del lago di Fondi); prosciugati meccanicamente 2.200 ha, mediante impianti idrovori (tre gruppi a vapore della potenza di 75 HP e quattro gruppi azionati da energia elettrica della potenza di 300 HP). Con una condotta lunga 10 km era stato assicurato l’approvvigionamento idrico ad una popolazione di 800 utenti.

Dopo la seconda guerra mondiale, il Consorzio avviò il totale e permanente prosciugamento della piana che oggi può ritenersi conseguito.

Furono approntati progetti, si riprese e migliorò ciò che preesisteva e si razionalizzò non più in “alte” e “basse” ma in “alte”, “medie” e “basse”.

Le prime, dette anche esterne, defluenti direttamente al mare, le seconde immesse quasi totalmente nel Lago di Fondi e le “basse” scaricate in laghi costieri, tramite ben nove impianti idrovori con una portata complessiva di 22,8 mc/sec. , una potenza installata di 1416 Kw ed in prevalenza monometrica variante da m. 2,80 a 7,50.

La separazione delle “acque alte” è stata determinante ai fini della sicurezza da inondazioni da monte; essa è stata ottenuta grazie alla costruzione di un canale pedemontano lungo circa 17 Km., realizzato, per lotti, tra il 1953 e il 1977 che pone tra l’altro al sicuro l’intero abitato di Fondi e tutte le contrade e case sparse nel versante centro – orientale della piana, ricevendo le acque di ben 11 torrenti.